Una piccola mela rossa e profumata

09.07.2012 16:23

Gli allievi del primo corso di teatro Upter 2011/2012 di Flavia Di Domenico

 

Una piccola mela rossa e profumata

 

Una piccola mela rossa e profumata.

 Così si svelò a noi il teatro nascosto da una rimessa di auto.

E noi mai avremmo intuito, dall’esterno, che quell’anonimo ricovero per macchine fosse una sorta di passaggio dimensionale che lasciava entrare ognuno di noi, piccola Alice meravigliata, dentro un altro abitare dell’animo.

Un teatro come piccola mela rossa e profumata:

profumato dal legno delle tavole che andavano a rammentare l’odore di matite e colori all’inizio di uno scrivere bambino,

rosso e odoroso di velluto, come il primo respiro di un divano appena liberato dal cellophane, da trattare e annusare con cura, perché metteva un vestito nuovo e prezioso alla nostra casa.

Ogni piccola Alice portava nella mela rossa e profumata un po’ di curiosa fragilità e un po’ di strana speranza; ognuno cercava, al tempo stesso, il porto sicuro e il mare aperto; un contraddirsi prolifico che fa sbocciare le rotte più belle per gli esseri umani.

Nessuno cercava un’altra esistenza in quelle due ore, ma in quelle due ore arginava, appena fuori dal tendaggio d’entrata, una parte dell’incedere quotidiano, più o meno funzionante.

Fummo avvertiti sin dal primo appello e dall’iniziale raccontarci agli altri:

“Qui non imparerete l’arte attoriale intesa come mestiere, ma capirete e sentirete, se i cuori saranno sufficientemente ampi e il sangue appena coraggioso, cosa vuol dire conoscersi ed esporsi per quel che s’è conosciuto con gli altri, null’altro.”

Ma altro, forse, non cercavamo!

Una perla dopo l’altra nella collana dei mesi imparammo che la voce non doveva spingersi soltanto un passo oltre il nostro fiatare, ma, portata dal diaframma e calzata con i sandali di Mercurio, doveva volare fino all’ultimo udito dell’ultima fila, saperne carezzare o strigliare le intime corde.

Piccole voci stentate si fecero stentoree, fiere di farsi ascoltare.

 

I corpi impacciati da “esercizi di contatto” e le mani fredde per le emozioni imbrigliate cercarono la via di un calore neonato:

fu cingersi i fianchi, arruffarsi i capelli, chiudere gli occhi per meglio vedere le storie degli altri.

Imparammo frammenti di buona dizione: “Ma davvero, maestra, la parola “imposta” stringendo e allungando la O significa cose diverse?”

Poi venne l’inverno che portò la neve a stupire la città e a noi il copione del saggio finale a stupirci le facce.

“Ma dobbiamo imparare a memoria tutte queste parole? E come si fa nell’era digitale in cui non ti ricordi neppure le tabelline o un numero telefonico, che tutto sta dentro un computer o un cellulare?”

Provando e riprovando; zoppicando e correggendo; sentendoci un po’ corti di memoria e a tratti geniacci, imparammo la parte assegnata.

Sembrava l’arrivo di una tappa di montagna al giro d’Italia, di lì la discesa? Macché si presentavano alle ruote i tornanti insidiosi del sottotesto.

Essere sé stessi diventando qualcun altro, ma rimanendo sé stessi però pure quell’altro, il tutto capendo e sentendo quel che l’autore voleva mostrare e la regia sottolineare.

Zampe di mulo impuntate a fare da sole ovvero come ci sembrava si dovesse fare: ognuno autore e regista di sé, una strana anarchia da film felliniano che l’insegnante governò con sorrisi e fermezza.

Il giorno del saggio nascondevamo sotto il trucco gli occhi sorpresi di una cucciolata che scopre il mondo, dopo mesi di tana e cure materne.

Vicini nei camerini, vicini dietro le quinte, pronti all’imbarazzo se qualcuno incespicava sulle battute, come se l’andare di uno fosse l’andare di tutti.

Si! Le vele di uno erano diventate le vele di tutti: otto mesi di mare e approdo raggiunto.

Una piccola mela rossa e profumata nelle nostre mani.

GLI ALLIEVI

Laura Gabriela Bermudez

Massimo Borghese

Isabella Brizi

Cira Capasso

Alexia Capecci

Aurora Caruso

Serena Cellitti

Paolo Ferrucci

Maria Pia Giammario

Daniela Giorgetti

Maria Cristina Girardi

Gianpaolo Grassino

Marco Lazzarini

Olga Maria Liguori

Angelo Lombardi

Lucia Magnaud

Chiara Napoletano